Sognando la comunità
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 06 Nov 2021 · 3:00
Tags: Don, Natale, Ioculano, Parrocchia, San, Francesco, GioiaTauro
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Giornate come quella del 24
ottobre, nella quale, in nome dello sport, abbiamo condiviso la gioia
dell’incontro, della conoscenza reciproca, dello stare insieme. La messa
domenicale che ci fa uscire di casa, mettere da parte tutti gli impegni, per
dedicare un’ora al Signore e a noi stessi, ci mette insieme nello stesso luogo
e per lo stesso motivo. Tempi e momenti in cui il collettivo prevale
sull’individuale o per meglio dire, con linguaggio ecclesiale, la dimensione
personale si realizza in quella comunitaria. Tempi e momenti belli, in cui le
differenze sono considerate marginali. Se ciò è possibile in alcuni momenti, perché
non sognare una bella comunità?
L’essere stati creati da Dio,
esistere perché da Lui riceviamo l’essere, è un dato universale che accomuna
credenti e non credenti. Tutti i fedeli siamo stati battezzati nel nome del
Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Il Battesimo è uno, ci lega all’unico
Dio e ci rende appartenenti all’unica Chiesa, al di là dei meriti di ogni
singola persona. Potrei continuare ma bastano questi due elementi per dire che
ciò che unisce ha un peso di gran lunga superiore di ciò che può separare. Mi
spiego meglio. L’essere creatura di Dio e l’essere battezzato e legato
all’unica Chiesa, permangono anche quando non ci penso, anche quando mi
dimentico di essere legato a Dio e alla Chiesa e li ritrovo, in me e negli
altri, quando li vivo consapevolmente.
La comunità non si forma da legami
effimeri, temporanei, come possono essere le occasioni ma sul dare peso a
elementi comuni che rimangono al di là delle differenze.
La ricchezza si può possedere e si
può perdere. La cultura si può possedere e si può perdere. Una posizione
sociale si può possedere e si può perdere, ecc. L’essere creatura di Dio ed
essere battezzati permangono sempre e in qualsiasi condizione o stato.
Quando a unire è un comune
interesse legato a quanto si può possedere e perdere ci si trova in presenza di
un circolo. Quando a unire è la consapevolezza di ciò che ci rende persone e
credenti, appartenenti all’unico Dio e membri dell’unica Chiesa, ci si trova in
presenza di una comunità. Il circolo è solo per i soci. La comunità è per tutti
coloro che in quanto, creature di Dio, sono battezzati e appartengono all’unica
Chiesa.
Da quanto detto è chiaro che la
parrocchia non può diventare un circolo ma piuttosto una comunità e quindi il
cammino che si propone di fare si fonda sugli elementi che uniscono anche la
diversità che definisce ogni persona, creata unica e irripetibile. Anzi in una
comunità, se a operare è ciò che unisce, la diversità diventa ricchezza, perché
completa ciò che manca nell’altro.
Fra non molto si concluderà l’anno
liturgico, spero che queste semplici riflessioni aiutino a fare discernimento e
portino a liberarsi da quanto può compromettere il sogno di diventare
una comunità parrocchiale, riflesso della comunione con Dio e di conseguenza
con tutti coloro che in Dio sono in comunione tra loro.