Il Crocifisso
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 11 Dic 2021 · 2:15
Tags: Don, Natale, Ioculano, Parrocchia, San, Francesco, GioiaTauro
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Oltre 30 anni fa Natalia Ginzburg,
ebrea atea, scrisse per L’Unità un articolo sul crocefisso che merita, oggi, di
essere riletto.
Il crocifisso non genera nessuna
discriminazione.
Tace.
È l’immagine della rivoluzione
cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino
ad allora assente.
La rivoluzione cristiana ha
cambiato il mondo.
Vogliamo forse negare che ha
cambiato il mondo?
Sono quasi duemila anni che
diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”.
O vogliamo smettere di dire così?
Il crocifisso è simbolo del dolore
umano.
La corona di spine, i chiodi
evocano le sue sofferenze. La croce, che pensiamo alta in cima al monte, è il
segno della solitudine nella morte.
Non conosco altri segni che diano
con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della
storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il
Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno
che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di
Dio e del prossimo.
Chi è ateo cancella l’idea di Dio,
ma conserva l’idea del prossimo.
Si dirà che molti sono stati
venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le
generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.
È vero, ma il crocifisso li
rappresenta tutti.
Come mai li rappresenta tutti?
Perché prima di Cristo nessuno
aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri,
credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di
lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la
solidarietà tra gli uomini.
Gesù Cristo ha portato la croce. A
tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura.
A questa sventura diamo il nome di
croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è
impressa l’idea della croce nel nostro pensiero.
Alcune parole di Cristo le
pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma
fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.
Ha detto “ama il prossimo come te
stesso”.
Erano parole già scritte
nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione
cristiana.
Sono la chiave di tutto.
Il crocifisso fa parte della
storia del mondo.
Natalia Ginzburg
Pubblicato sul quotidiano L’Unità
del 22 marzo 1988
Don Natale Ioculano