Parrocchia

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Francesco di Paola

Festa di San Francesco omelia di don Natale

Mi ha sempre affascinato la figura di Gesù non solo e non tanto perché è il Messia. Mi ha affascinato perché non ha iniziato a spiegare la solidarietà, non ha iniziato a spiegare le varie dinamiche della vita: è entrato nella vita, l’ha attraversata. Imbattendosi nei bisogni di persone concrete ha preso sul serio quei bisogni e li ha sanati, li ha soddisfatti, mostrando, così, come si è solidali.
Egli non ha teorizzato sulla speranza ma ha soddisfatto il cuore dell’uomo nei suoi bisogni fisici e anche spirituali e ha dato speranza.
Non ha iniziato a parlare dei vari problemi del suo tempo, Egli è entrato, li ha attraversati, e ha mostrato all’uomo la via per essere altro rispetto al male. La santità di Gesù, oltre al suo essere vero Dio e vero Uomo, l’ha dimostrata facendosi prossimo all’altro, concretamente.

Anche la Beata Vergine Maria non è stata da meno. Quando apprese dall’angelo che Elisabetta aspettava un bambino ed era ormai al sesto mese, lei non è stata li a fare calcoli ma è partita, è andata a trovarla. Quando alle nozze di Cana si rese conto che non c’era più vino non è stata li impacciata, e non si è messa a spiegare la possibilità di una soluzione, no, ma si è rivolta dapprima a Gesù e poi ai servi dicendo: Fate quello che vi dirà. Gesù è stato “costretto”, fatemi passare questo termine, a fare.
Si comprende allora che la santità è proprio questo essere prossimo, concretamente, ed è quello che ha fatto anche San Francesco da Paola.
San Francesco da Paola non ha sprecato tempo a teorizzare le possibili soluzioni per i mali del suo tempo o per la povertà. Al re Ferrante non fece la morale sulla giustizia ma rifiutò le monete perché grondavano sangue e lo mostrò allo stesso spezzandone una. Vedendo dei bambini che piangevano perché non avevano pane glielo ha dato. San Francesco non si è perso in chiacchere ma ha agito, ha fatto seguendo in questo Gesù nel suo tempo.
Noi oggi? Cosa facciamo noi oggi?
Vogliamo diventare santi? È semplice, basta non perdersi nei tanti se, nei tanti ma e forse ma vivere, entrare, attraversare la vita col cuore di Dio. Se attraversiamo la vita col cuore di Dio è perché noi siamo nel cuore di Dio e quindi essendo nel cuore di Dio portiamo il cuore di Dio nella vita del nostro tempo. Oggi c’è bisogno di concretezza non di chiacchere. Siamo tutti bravi a dire “il Signore ti ama” ma una mano, una mano, difficilmente la si porge per dire: guarda ti sono vicino, vediamo cosa possiamo fare insieme.
Senza prossimità all’altro la fede diventa astratta. Astratta e perciò inutile. Essa diventa viva se la si vive e se la viviamo vuol dire che Cristo vive in noi e attraverso di noi è presente nel luogo e nel tempo in cui ci troviamo. Anche noi, come San Francesco, siamo chiamati a servire Dio nel suo tempo vale a dire che non possiamo servire Dio nel tempo che non c’è più o nel tempo che ci sarà, che nemmeno conosciamo, ma ora, oggi, sono chiamato a servire Dio.
Per me servirlo è amare questa parrocchia, amare questa che ora è anche la mia città, Gioia Tauro, e andare d’accordo con i miei confratelli per costruire insieme questa grande comunità che desideriamo fare. Costruire l’unità non a parole ma concretamente, con i fatti reali. Le chiacchere non servono.
Affidiamo il nostro desiderio di diventare Santi a san Francesco affinché anche noi come lui seguiamo Gesù nel nostro tempo e quindi nella vita di tutti i giorni, istante dopo istante.
Don Natale Ioculano
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"L'educazione è cosa di cuore"
(don Bosco)
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