Una comunità viva
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 24 Set 2022 · 3:30
Tags: Don, Natale, Ioculano, Parrocchia, San, Francesco, GioiaTauro
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«Come infatti il
corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo
molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati
battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o
liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo
non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse:
«Poiché non sono mano, non appartengo al corpo, non per questo non farebbe
parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non
appartengo al corpo, non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il
corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe
l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto,
come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo?
Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla
mano: «Non ho bisogno di te; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi.
Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più
necessarie» (1Cor 12,12-22).
La ministerialità
diffusa, ben descritta dalle parole di San Paolo, si «va organizzandosi sulla
base di due fondamenti certi: all’origine di ogni ministero vi è sempre Dio che
con il suo Santo Spirito opera tutto in tutti (cfr. 1Cor 12,4-6); la finalità
di ogni ministero è sempre il bene comune (cfr. 1Cor 12,7), l’edificazione
della comunità (cfr. 1Cor 14,12). Ogni ministero è una chiamata di Dio per il
bene della comunità» (Papa Francesco).
Così intesa, la
ministerialità, lungi dall’essere una semplice organizzazione e distribuzione
di compiti. «Essere Chiesa è un cammino per entrare in questa ampiezza di Dio»
dice Papa Francesco. Una Chiesa dove tutti sono protagonisti e nessuno può
essere considerato semplice comparsa
Cosa vuol dire tutto
questo?
Il territorio della
parrocchia non è solo un luogo geografico, ma è una rete di tradizioni, di
abitudini e di relazioni umane. Quanto più c’è la consapevolezza di tutto ciò
tanto più è presente il sentimento di appartenenza. Ed è proprio
nell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa che si fonda il concetto di
corresponsabilità. Nell’ampiezza di Dio diventa chiaro il compito a cui è
chiamato ciascuno, la corresponsabilità che si tramuta in servizio è la
risposta al bisogno di Dio nella comunità. Così tutto nasce da Dio ed è
orientato al bene comune e all’edificazione della comunità.
La
corresponsabilità, quindi, è partecipazione (Noi ci stiamo) alla vita della
Chiesa nei modi di cui essa ha bisogno. Per esempio: Se veramente desideriamo
aiutare i giovani a crescere vuol dire che dobbiamo amare e incrementare
l’oratorio e, naturalmente, impegnarci, senza delegare, e dare la disponibilità
come educatori, animatori e collaboratori, come catechisti (Ma io non lo so
fare, non è un problema c’è la formazione a questo); Volere una chiesa pulita
ordinata accogliente significa impegnarsi a quella ministerialità attinente ai
servizi che essa richiede (Pulizia, fiori; gruppo accoglienza); Volere una
liturgia viva e partecipata significa l’impegno in quella ministerialità che
essa richiede (Coro, lettori, ministranti); Volere una chiesa famiglia di
famiglie vuol dire avere attenzione alla famiglia partendo da quelle in
difficoltà, da quelle più giovani per arrivare nel tempo ad abbracciarle tutte;
Volere una chiesa di comunione significa partecipare a tutto ciò che favorisce
il superamento delle distanze individuali per arrivare al “noi” ci stiamo.
Oggi, soprattutto
oggi, siamo chiamati a sentirci parte della parrocchia e la parrocchia deve
diventare parte di noi in una circolarità che include ogni espressione di essa
perché «la comunione non sopprime le differenze». Una comunità così non lascia
fuori o indietro nessuno.
Don Natale Ioculano