Pentecoste 2022
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 04 Giu 2022 · 3:15
Tags: Don, Natale, Ioculano, Parrocchia, San, Francesco, GioiaTauro
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Pentecoste festa
dell’unione, della comprensione e della comunione umana
«La narrazione della
Pentecoste negli Atti degli Apostoli, che abbiamo ascoltato nella prima lettura
(cfr At 2,1-11), contiene sullo sfondo uno degli ultimi grandi affreschi che
troviamo all’inizio dell’Antico Testamento: l’antica storia della costruzione
della Torre di Babele (cfr Gen 11,1-9). Ma che cos’è Babele? È la descrizione
di un regno in cui gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare di non
dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter
costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al
posto di Dio. Ma proprio in questa situazione si verifica qualcosa di strano e
di singolare. Mentre gli uomini stavano lavorando insieme per costruire la
torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno contro
l’altro. Mentre tentavano di essere come Dio, correvano il pericolo di non
essere più neppure uomini, perché avevano perduto un elemento fondamentale
dell’essere persone umane: la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare
insieme». (Benedetto XVI, 2012)
Sono passati dieci
anni da quando il Papa offrì la riflessione sopra detta, ma poco è cambiato.
Ancora oggi si può dire con le parole di Benedetto XVI, pronunciate nella
stessa occasione, che la Pentecoste deve diventare «la festa dell’unione, della
comprensione e della comunione umana».
Celebrare è fare
memoria di modo che un evento del passato possa raggiungere l’oggi e diventi
avvenimento di vita come lo fu più di duemila anni fa per quelli che,
meravigliati di quanto stava accadendo, dissero: «come mai ciascuno di noi
sente parlare nella propria lingua nativa?». Credo sia importante lasciarsi
provocare da questo.
Oggi c’è la brutta
abitudine di giustificare le proprie sconfitte, ergendo barriere, conficcando
paletti, moltiplicando così le divisioni e gli abbandoni, piuttosto che cercare
percorsi per far comprendere, per raggiungere l’uomo nel suo presente con la sua
storia. Quante persone escono dalle chiese più vuote di come erano entrate?
Quanti linguaggi oggi nei gruppi, nei cammini e nei movimenti non raggiungono
l’oggi dell’uomo?
Il ritornello del
salmo responsoriale ha fatto ripetere più volte: «Manda il tuo Spirito,
Signore, a rinnovare la terra». Sia una invocazione sentita perché possa
accadere ancora.
La preoccupazione
per la salute è primaria, e anche la più comprensibile, ma essa riguarda ancora
l’al di qua, per quanto lunga possa essere la vita terrena comunque finirà. La
salvezza, meno comprensibile, pur riguardando l’aldilà inizia già ora, rivestendo
di significato l’al di qua. La Bibbia in più occasioni ricorda all’uomo che è
venuto a questo mondo senza portare nulla con sé e se ne andrà da questo mondo
senza portare nulla con sé. Gesù direbbe: «Che giova infatti all'uomo
guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?».
«Manda il tuo
Spirito, Signore» perché nonostante i progressi della scienza e della tecnica
il cuore dell’uomo brama la felicità e solo la comprensione del tuo disegno
sulla vita appaga quanto il cuore brama.
«Manda il tuo
Spirito, Signore» perché chi «crede di stare in piedi guardi di non cadere» e
si faccia prossimo a chi è già caduto perché possa rialzarsi.
«Manda il tuo
Spirito, Signore» perché nella comprensione del mistero di salvezza si formi
l’abbraccio all’umanità assetata di senso e renda a loro, per loro e per tutti,
comprensibile, perciò presente, Cristo principio di unità e di salvezza di
tutto il genere umano.
Don Natale Ioculano