Festa di San Francesco omelia di don Natale nella Solenne Concelebrazione
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Domenica 04 Mag 2025 · 3:30
Tags: Don, Natale, Omelia
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Mi ha sempre affascinato la
figura di Gesù non solo e non tanto perché è il Messia. Mi ha affascinato
perché non ha iniziato a spiegare la solidarietà, non ha iniziato a spiegare le
varie dinamiche della vita: è entrato nella vita, l’ha attraversata. Imbattendosi
nei bisogni di persone concrete ha preso sul serio quei bisogni e li ha sanati,
li ha soddisfatti, mostrando, così, come si è solidali.
Egli non ha teorizzato sulla
speranza ma ha soddisfatto il cuore dell’uomo nei suoi bisogni fisici e anche
spirituali e ha dato speranza.
Non ha iniziato a parlare
dei vari problemi del suo tempo, Egli è entrato, li ha attraversati, e ha
mostrato all’uomo la via per essere altro rispetto al male. La santità di Gesù,
oltre al suo essere vero Dio e vero Uomo, l’ha dimostrata facendosi prossimo
all’altro, concretamente.

Anche la Beata Vergine Maria
non è stata da meno. Quando apprese dall’angelo che Elisabetta aspettava un
bambino ed era ormai al sesto mese, lei non è stata li a fare calcoli ma è
partita, è andata a trovarla. Quando alle nozze di Cana si rese conto che non
c’era più vino non è stata li impacciata, e non si è messa a spiegare la
possibilità di una soluzione, no, ma si è rivolta dapprima a Gesù e poi ai
servi dicendo: Fate quello che vi dirà. Gesù è stato “costretto”, fatemi
passare questo termine, a fare.
Si comprende allora che la
santità è proprio questo essere prossimo, concretamente, ed è quello che ha
fatto anche San Francesco da Paola.
San Francesco da Paola non
ha sprecato tempo a teorizzare le possibili soluzioni per i mali del suo tempo
o per la povertà. Al re Ferrante non fece la morale sulla giustizia ma rifiutò le
monete perché grondavano sangue e lo mostrò allo stesso spezzandone una.
Vedendo dei bambini che piangevano perché non avevano pane glielo ha dato. San
Francesco non si è perso in chiacchere ma ha agito, ha fatto seguendo in questo
Gesù nel suo tempo.
Noi oggi? Cosa facciamo noi
oggi?
Vogliamo diventare santi? È
semplice, basta non perdersi nei tanti se, nei tanti ma e forse ma vivere,
entrare, attraversare la vita col cuore di Dio. Se attraversiamo la vita col
cuore di Dio è perché noi siamo nel cuore di Dio e quindi essendo nel cuore di
Dio portiamo il cuore di Dio nella vita del nostro tempo. Oggi c’è bisogno di
concretezza non di chiacchere. Siamo tutti bravi a dire “il Signore ti ama” ma
una mano, una mano, difficilmente la si porge per dire: guarda ti sono vicino,
vediamo cosa possiamo fare insieme.
Senza prossimità all’altro
la fede diventa astratta. Astratta e perciò inutile. Essa diventa viva se la si
vive e se la viviamo vuol dire che Cristo vive in noi e attraverso di noi è
presente nel luogo e nel tempo in cui ci troviamo. Anche noi, come San
Francesco, siamo chiamati a servire Dio nel suo tempo vale a dire che non
possiamo servire Dio nel tempo che non c’è più o nel tempo che ci sarà, che
nemmeno conosciamo, ma ora, oggi, sono chiamato a servire Dio.
Per me servirlo è amare
questa parrocchia, amare questa che ora è anche la mia città, Gioia Tauro, e
andare d’accordo con i miei confratelli per costruire insieme questa grande
comunità che desideriamo fare. Costruire l’unità non a parole ma concretamente,
con i fatti reali. Le chiacchere non servono.
Affidiamo il nostro
desiderio di diventare Santi a san Francesco affinché anche noi come lui
seguiamo Gesù nel nostro tempo e quindi nella vita di tutti i giorni, istante
dopo istante.