L'oratorio per il futuro
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 21 Gen 2023 · 3:30
Tags: Don, Natale, Ioculano, Parrocchia, San, Francesco, GioiaTauro
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Condivido con la Comunità alcuni
stralci di un contributo di Don Michele Falabretti, Responsabile del Servizio
Nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana.
«Parto da una considerazione
che potrebbe esservi utile: in Italia c’è un rapporto stretto fra l’oratorio e
Don Bosco: l’ho potuto constatare personalmente perché qualche vescovo, in
qualche territorio, ha delegato l’oratorio al mondo salesiano. Questo sarebbe
già un tema di riflessione: non perché lo abbia delegato ai salesiani ma
perché, come è emerso fortemente dal sinodo, l’educazione è opera educativa, e
in quanto tale non si delega a nessuno. Nel senso che se non c’è la Chiesa, la
comunità tutta impegnata su questo fronte, alla lunga non va bene. Faccio un
esempio concreto: se l’esperienza oratoriana è delegata ai salesiani, sia in
territori del Nord sia in alcune zone del Sud, c’è un duplice rischio. Intanto,
laddove poi la comunità salesiana deve chiudere si rischia di non avere più
nessuno che si occupa di educazione. Ma la questione più grave è che oggi si
tende, soprattutto da parte del clero diocesano, a non riconoscere nell’opera
educativa una parte del proprio ministero. E quindi: se ci sono i salesiani
meglio (l’educazione la fanno loro), se non ci sono, cerchiamo qualcun altro:
l’Azione cattolica, gli Scout, una presenza di qualunque tipo che faccia
educazione. Questo genera l’idea che c’è sempre qualcuno che fa educazione
(quasi per magia), ma non è la comunità cristiana. Un parroco che non spende
tempo per formare i suoi laici, per pensare insieme a loro, che non coinvolge
mai le persone in un percorso di corresponsabilità, di azione, di “sogno”,
combina grossi guai...
Sarebbe bello che dove ci
sono i salesiani che si occupano di educazione, possano coinvolgere gli altri
nella loro competenza; trasmettendo il loro stile a quanti in un determinato
territorio si occupano di pastorale, perché i giovani non vanno lasciati soli.
In altre parole (è una prima grande richiesta che mi sento di farvi): che nel
vostro modo di lavorare siate attenti affinché gli altri, anche chi non
partecipa della vita dei salesiani, senta e percepisca questo nesso tra
evangelizzazione ed educazione e impari a fare pastorale giovanile.
[Oggi nella Chiesa i cali
numerici dei giovani sono vistosi] eppure i giovani in circolazione ci sono
ancora. Ma è il numero degli educatori, operatori pastorali e impegnati in
educazione che ancor più e in modo preoccupante si contrae, e un gran numero di
giovani rimane senza alcun riferimento. Alla luce di questo, il tema della
sinodalità e della corresponsabilità, del camminare insieme, direi che non è
solo una necessità, ma diventa un’opportunità: l’opportunità di fare alleanze e
di far sì che le competenze in qualche modo si uniscano…
Credo che il vero problema
sia la scarsa volontà di prendersi a cuore l’educazione. L’educazione è un
lavoro in perdita ed è una fatica. Crescono quelli che si rifugiano nelle loro
nicchie e dicono che il mondo non funziona più, tranne quello che fanno loro: è
la pastorale dei giochi in scatola, la pastorale che consegna pacchetti pronti
dove tu devi solo eseguire una cosa pensata da altri. Questo va contro la
progettazione pastorale educativa. E io non accetterò mai di rinunciare
all’oratorio perché l’oratorio, oltre che essere casa e scuola di vita, è
scuola di comunione, scuola di relazioni e casa della comunità. Questa
dimensione nella Chiesa non possiamo perderla…Proprio per questa ragione c’è
bisogno di sostenere l’idea che la pastorale va pensata, costruita, vissuta
insieme»
È quanto faticosamente ma
con gioia stiamo cercando di fare. Noi ci siamo e attendiamo altri che si desiderano
coinvolgersi in questa avventura.
Don Natale Ioculano