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Il paradiso è ancora attuale?

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Gioia Tauro

Il paradiso è ancora attuale?

Parrocchia San Francesco
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 05 Feb 2022 · Tempo di lettura 4:45
Tags: DonNataleIoculanoParrocchiaSanFrancescoGioiaTauro
«La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamo dal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido» (Sant’Agostino).
Mi sono imbattuto per caso in questa citazione di Sant’Agostino e mi è venuto spontaneo accostarla a quanto sto leggendo nel libro “Don Bosco. Storia di un prete”. La vita eterna era il desiderio più grande che don Bosco aveva per sé e per i ragazzi che incontrava e che a mano a mano riusciva a coinvolgere portandoli all’oratorio. Un desiderio, il suo, suscitato sin dalla tenera età dalle parole e soprattutto dall’esempio di sua mamma, Margherita.
Può capitare di idealizzare così tanto un santo, magari soffermandosi solo su alcuni aspetti della sua vita, che lo si disincarna dal suo tempo e si attribuisce l’esito della vita al solo intervento divino senza alcun apporto umano, personale e di altri. Idealizzando la vita di Don Bosco non gli si rende un buon servizio perché, come ho già detto la settimana scorsa, è importante capire il perché e il come è arrivato a essere quello che è stato e che continua a essere. La sua infanzia, la sua fanciullezza, la sua adolescenza non sono state per nulla preservate dalle fatiche e dai problemi di tutti i ragazzi del suo tempo.
L’educazione ricevuta dalla mamma lo ha portato da sempre a essere aperto al mistero della salvezza al punto che questo ha determinato tutte le scelte difronte alle quali la vita lo ha messo davanti. Da quanto appreso, leggendo il libro sopra citato, don Bosco ha cercato e si è sempre trovato accanto persone che hanno assecondato il suo desiderio di Dio sia quando la povertà lo ha portato a lavorare presso altri, sia nel trovare persone abbienti che lo hanno aiutato nelle spese per gli studi, sia nei sacerdoti con i quali ha intrattenuto rapporti di fraterna amicizia, dalla quale è stato favorito il suo carisma, divenuto, a mano a mano, sempre più chiaro, di spendersi per i giovani per non permettere che la povertà e l’ignoranza abbruttisse la loro vita ma che fosse il desiderio di Dio a dare forza all’impegno di non rimanere schiavi di quel mondo per nulla facile.
Ai ragazzi non ha mai nascosto questo suo desiderio anzi lo ha loro insegnato attraverso la preghiera, mai assente sia che si insegnasse loro a leggere e a scrivere sia prima e dopo il gioco, e soprattutto con le “buone abitudini” della confessione frequente, della partecipazione alla messa e alla comunione eucaristica.
È sorprendente l’esito dell’opera di don Bosco. Da quel desiderio di Dio è nato il desiderio di portare a Dio anche gli altri. Da questa missione è dipeso tutto quello che ha saputo scegliere e fare. Il suo successo nella vita è stato dettato dalla sua grande fede che lo ha portato a farsi compagno di viaggio nella vita di chi lo accostava. Infatti, quando la sua opera aveva preso una forma chiara, non mancò di visitare i carcerati e soprattutto i ragazzi nel loro posto di lavoro offrendogli la sua solidarietà perché la durezza della vita non li abbruttisse e portasse anche loro nelle carceri.
Il desiderio della vita eterna, ovvero del paradiso, è ancora attuale?
La storia insegna che il desiderio di infinito ha guidato gli uomini di tutti i tempi e sarà così fino alla fine del mondo. Alcuni, aiutati e accompagnati, da persone di fede hanno seguito un determinato percorso che li ha portati a sviluppare pienamente la loro umanità. Rimanendo integrati nel loro tempo hanno segnato la storia e in essa hanno lasciato tracce indelebili. Altri, invece, aiutati e accompagnati da persone che hanno visto nella fede un ostacolo per la crescita umana hanno generato mostruosità.
Oggi, da noi, la maggior parte dei bambini nascono già col telefonino in mano il che equivale a essere, sin dalla più tenera età, lasciati in pasto a una pluralità di informazioni, dai cartoni animati ai film per nulla innocui, senza alcun criterio unificatore. Così i genitori delegano a chi non li ha generati di rigenerarli ossia di farli crescere. È chiaro che nella società dei consumi la fede è un potenziale nemico del profitto e perciò le idee veicolate, quelle più in voga, lungi dal proporre la vita eterna o la salvezza quanto piuttosto la felicità fai da te e la salute, tutto naturalmente frutto di prodotti acquistabili più che da un impegno con sé stessi e una tensione all’infinito che trova in Dio la risposta adeguata.
Oggi più che mai, come credenti, come Chiesa, e nella chiesa con l’oratorio, abbiamo il compito di educare il cuore a desiderare Dio e a seguire Gesù per realizzare tale desiderio che porta a realizzarsi come persone vere, autentiche, ancora capaci di fare la storia e di lasciare tracce indelebili per il prossimo futuro.
Don Natale Ioculano


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