Dopo duemila anni...
Pubblicato da Don Natale Ioculano in Pubblicazioni Parroco · Sabato 15 Apr 2023 · 3:00
Tags: Don, Natale, Ioculano, Parrocchia, San, Francesco, GioiaTauro
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Dopo
duemila anni, siamo per così dire allo stesso punto con una differenza che loro,
gli apostoli, avevano conosciuto fisicamente il Signore ed erano testimoni di
ciò che avevano visto, udito e toccato mentre noi siamo testimoni di una
testimonianza, che si chiama Tradizione, che ci raggiunge oggi. E se tra loro
che avevano visto, udito e toccato troviamo un Tommaso, perché tanti Tommaso
non hanno ragione di esistere anche oggi? Anzi oggi più che duemila anni fa
Tommaso ha molto da dire al nostro tempo e al nostro modo di vivere la fede.
Credo
che innanzitutto il Vangelo dell’ottava di Pasqua, che ricorda la sera dello
stesso giorno, ci dice che con la Pasqua è iniziato un giorno ormai senza
tramonto dove la luce domina per rischiarare le tenebre che ancora gli oppongono
resistenza e, quindi, nell’indicare il definitivo ci dice anche che il percorso
per raggiungerlo può richiedere tempo. Il tempo di Dio è diverso dal tempo
dell’uomo come pure il tempo dell’uomo è diverso per ogni uomo. Se tutto ciò è
vero allora ci si trova davanti non alla meta ma a cammini avviati per
raggiungerla e per permettere alla luce di inondare la casa, il cuore.
Nessuno
è escluso da questi cammini perché essere Tommaso non è un difetto anzi è lo
spazio di come il cuore dell’uomo cerca segni per potersi fidare e affidare.
Dentro questo travaglio due sono le indicazioni chiare. La prima è che Gesù non
ha paura delle porte chiuse entra e sta in mezzo; entrando non ha paura di
mostrare le cicatrici delle ferite della passione redentrice. La seconda cosa
interroga sul modo di vivere la fede non tanto e non solo perché per paura di
perderla talvolta ci si chiude al diverso a ciò che è altro, in fondo se si ha
paura di perderla è sintomo di una fede debole che tende a nascondere le
cicatrici, frutto del lavoro che il cammino di conversione richiede, e forse
proprio per questo non è credibile né a chi la vive né tantomeno a chi osserva.
La
seconda domenica di Pasqua, dal 1992, per volontà di San Giovanni Paolo II, è
anche la domenica della Divina Misericordia. Essa, alla luce della liturgia
odierna, indica ferite guarite e dice a quelle ancora aperte che nella figura
di Tommaso c’è anche per loro la possibilità di credere nel Signore, ancora
l’unico che può guarire pienamente il cuore. Misericordia dice che se già siamo
stati guariti non dobbiamo avere paura di mostrare le cicatrici della croce che
ci ha portati fin qui, solo così la fede è autentica, solo così non si nega che
Gesù è ancora vero Dio e Vero uomo, che ancora oggi se trova porte chiuse non
se ne va anzi entra per raggiungere il cuore di chi ancora attende e cerca
segni per afferrarli e rialzarsi.
Domani
alle ore 15,00 concluderemo la recita della Divina Misericordia per poi
riprenderla ogni venerdì alle ore 15,00. Nella messa di domani sera daremo
maggiormente risalto alla festa della Divina Misericordia, della quale abbiamo
un gran bisogno sia a livello personale sia a livello comunitario.
Don
Natale Ioculano